top of page

Notizie

 

Rom: Consiglio d'Europa, cittadinanza a figli degli apolidi

In Italia sono 15 mila, bimbi rischiano lo sfruttamento

 

 STRASBURGO - Tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa devono garantire la cittadinanza ai bambini che nascono sul loro territorio se questi rischiano di divenire apolidi. A chiederlo e' il Commissario dei diritti umani dell'organizzazione paneuropea, Nils Muiznieks, che inserisce l'Italia tra i paesi membri con il piu' alto numero di apolidi

In Italia si tratta di circa 15 mila Rom arrivati dall'ex Iugoslavia. ''Quello delle persone apolidi e' un fenomeno che non sta scomparendo, ma e' una condizione che viene trasmessa di generazione in generazione'' osserva il Commissario che sottolinea come nel caso dei bambini l'essere apolidi li esponga a un rischio maggiore di gravi violazioni dei diritti come il traffico di esseri umani, sfruttamento sessuale e adozioni illegali.

  

Per questo Muiznieks, ricordando che tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa hanno ratificato la Convenzione sui diritti del bambino delle Nazioni Unite che stabilisce che tutti i bambini hanno diritto alla cittadinanza, chiede ai governi di agire in tal senso, per esempio riconoscendola automaticamente a quelli nati sul loro territorio.

La lingua dei Rom

Dossier "La lingua dei Rom", di Angelo Arlati

Leggilo qui!



Romania choc: Rom invitate a sterilizzarsi. Ong:urge inchiesta

Il gruppo ultranazionalista Nat88 pronto a premiare con 68 euro l'intervento volontario.


​Belgrado, 10 gen. (TMNews) - Tre organizzazioni per la difesa dei diritti dei Rom - Elie Wiesel Institute, Romani Criss, e il Centro per la lotta all'antisemitismo (Mca) - hanno chiesto alla magistratura romena di aprire un'indagine a carico di un gruppo ultra nazionalista che sostiene pubblicamente la sterilizzazione delle donne rom. "Sterilizzare donne appartenenti ad un gruppo etnico rappresenta un serio attacco a questo gruppo e alla società in generale, nonostante le modalità attraverso cui ciò venga promosso", scrivono le tre organizzazioni in una dichiarazione congiunta.

Il gruppo ultranazionalista Nat88 di Timisoara ha infatti di recente pubblicato sul proprio sito internet l'offerta di "un compenso di 300 lei (68 euro) ad ogni donna zingara della regione del Banato che mostri la documentazione medica che attesti di essersi volontariamente sottoposta ad un intervento di sterilizzazione nel 2013". Precisando il carattere "assolutamente volontario" dell'intervento, Nat 88 giustifica la propria iniziativa in virtù degli "attacchi violenti" ad opera di membri della comunità Rom.

Le tre organizzazioni puntano il dito anche contro la negazione da parte di Nat88 dell'Olocoausto nei territori controllati a quel tempo dalla Romania e contro la pubblica richiesta degli stessi di "una soluzione al problema degli zingari al fine di preservare l'eredità genetica romena".

In condizioni di forte discriminazione sociale, in Romania vivono 620.000 Rom secondo l'ultimo censimento e circa due milioni secondo i loro leader: si tratta, comunque, della più grande comunità in Europa.

​Clicca qui per scaricare l'articolo.

Ricorso accolto (ma famiglie sgomberate)

23.1.13


​Sentenza N.109/2013 Tar Lazio*

Premessa
Vi ricordate il campo rom di Triboniano?
Vi ricordate il cosiddetto “regolamento rom”?
E vi ricordate che era permessa la permanenza nel campo di Triboniano solo alle famiglie che avessero rispettato il “regolamento rom”?

Il fatto
Ormai due anni fa, cinque famiglie residenti nel campo di Triboniano rischiavano di essere espulse dal campo, in quanto il Comitato di Gestione aveva disposto la revoca dell’autorizzazione alla permanenza nell’area per la “sopravvenienza di condanne penali definitive” in applicazione del cosiddetto “regolamento rom”. Condanne però anteriori all’entrata in vigore del “regolamento rom”.

L’azione del Naga
Il servizio legale del Naga si era immediatamente attivato a difesa delle famiglie proponendo un ricorso al Tar ​Lazio e ottenendo subito la sospensione dei provvedimenti di revoca dell’autorizzazione a restare nel campo. Il Naga aveva inoltre contestato la legittimità delle procedure di identificazione delle persone ospitate nel campo.

Nel frattempo
Nonostante la sospensione dei provvedimenti, in data 29.4.2011, a seguito di un programma di rimpatrio più o meno “concordato” con le famiglie, il campo Triboniano è stato sgomberato e definitivamente chiuso.

Lieto (?) fine
A distanza di quasi due anni dallo sgombero, il TAR ha dato ragione al Naga e alle famiglie rom e, in particolare ha:

- riconosciuto che permaneva l’interesse delle famiglie ad una decisione sulla legittimità dei provvedimenti di revoca dell’autorizzazione a restare nel campo, in quanto avevano deciso di aderire ai progetti di rimpatrio “solo per evitare l’allontanamento forzato dal campo”;
- ritenuto palesemente illegittimi i provvedimenti di sgombero;
- ribadito l’illegittimità della procedura di identificazione delle persone ospitate nel campo.


Il Naga si rallegra della decisione del TAR, purtroppo però lo sgombero delle famiglie è già avvenuto e sono quindi in fase di valutazione ulteriori azioni legali e di difesa dei diritti dei cittadini rom.

* puoi leggere la sentenza commentata alla pagina "Tutela legale", in "sentenze interessanti"

 

La Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per l’espulsione di una donna di origine rom proveniente dalla Bosnia

LA CORTE EUROPEA CONDANNA L'ITALIA

La Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l’Italia per l’espulsione di una donna di origine rom proveniente dalla Bosnia a cui lo Stato dovrà ora versare 15mila euro per danni morali e altri 2mila per le spese legali. L’espulsione, avvenuta nonostante la Corte di Strasburgo avesse ordinato alle autorità italiane di non procedere, risale al 2005 e ha obbligato la donna a restare fuori dal paese per un anno e due mesi. Attualmente la donna si trova di nuovo in Italia dove ha ottenuto un permesso di soggiorno che scade nel dicembre 2013. La Corte ha condannato l’Italia perché, secondo i giudici, la sua espulsione ha violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata della ricorrente, che viveva in Italia assieme al marito e cinque figli. La sua espulsione era stata decisa dal tribunale di Teramo in quanto in possesso di un permesso di soggiorno scaduto e non rinnovato poiché ritenuta colpevole di aver commesso diversi reati.





Hamidovic v. Italy (no. 31956/05)*
The applicant, Nevresa Hamidovic, is a Bosnian national of Roma origin who was born in 1975 and lives in a travellers’ encampment in Rome (Italy) with her husband and five children. Having initially been lawfully resident between January 1996 and October 1997, Ms Hamidovic applied to have her residence permit renewed but her request was refused in May 1999 on the ground that she had committed criminal offences. Following an identity check in July 2005, she was placed in a detention centre, and in September 2005 she was deported for staying illegally in Italian territory. Relying on Article 8 (right to respect for private and family life), Ms Hamidovic complained that her deportation to Bosnia and Herzegovina had resulted in a violation of her right to respect for her private and family life as she had been obliged to leave her husband and children behind in Italy. The applicant had been deported even though the Court had indicated that the deportation order should be stayed as an interim measure under Rule 39 of the Rules of Court.
Violation of Article 8 Just satisfaction: EUR 15,000 (non-pecuniary damage) and EUR 2 000 (costs and expenses)

http://www.echr.coe.int

 

Lettera del Gruppo di sostegno Forlanini, Consulta Rom e Sinti, Naga, European Roma Rights Centre (ERRC) contro lo sgombero del campo di via Dione Cassio a Milano

 

21.12.12

Gruppo sostegno Forlanini, Consulta Rom e Sinti, Naga, European Roma Rights Centre (ERRC) hanno inviato una lettera all'amministrazione del Comune di Milano chiedendo di ripensare con urgenza alla decisione di sgombero del campo di via Dione Cassio. Le 85 persone che lì vivono non hanno ricevuto adeguata informazione sullo sgombero nè sulle possibili alternative. Inoltre l'unica sistemazione alternativa attualmente prevista per chi ha subito gli sgomberi sarebbe quella di via Barzaghi, non fosse che in realtà questa struttura da un lato è già stracolma e dall'altro è caratterizzata da una cronica non-soluzione delle problematiche dei singoli e dei nuclei lì ospitati, come ben sanno gli abitanti dei campi.

Le associazioni hanno quindi richiesto che lo sgombero di questo campo, e anche di altri insediamenti informali, vengano fermati e che vi sia un incontro con le persone interessate.

Se vuoi leggere la lettera clicca qui.

 

 

 

Dimenticare di mendicare


di ANTONIO DI GIACOMO​
 
Dimenticare di mendicare" non è soltanto lo slogan per promuovere la cooperativa Artezian, nata a Bari nel 2008 all'interno del campo rom di Japigia. "Dimenticare di mendicare è il sogno che ci riscalda il cuore" confida Daniel Tomescu che, da 13 anni nel capoluogo, è il portavoce della comunità che raccoglie circa 130 persone, oltre un terzo dei quali bambini. "Sono loro la nostra forza e speranza e - racconta Tomescu - quando siamo con i bimbi dimentichiamo tutto.Anche la fame e il gelo".
 Il portavoce Daniel Tomescu racconta l'esperienza della cooperativa Artezian nata nel 2008
"Sognamo case migliori e un'esistenza dignitosa. Sono i bambini la nostra speranza"​​​​​
portage.



Lettera a National Geographic - guida alla città di Roma con contenuti discriminatori

 

5.12.12 

Il Naga ha inviato una lettera alla National Geographic Society per segnalare il contenuto altamente discriminatorio di alcune frasi riportate nelle guide alla città di Roma (edizioni del 2007 e del 2011). Nelle guide si legge infatti: “Fate particolare attenzione ai nomadi, spesso identificabili per gli abiti trasandati ma oggi sempre meglio vestiti. I bambini e, soprattutto, le giovani madri con i neonati al collo, si coprono le mani con cartoni o giornali mentre frugano nelle tasche”. E ancora: “Al pari di molte metropoli, Roma ha la sua parte di borsaioli e scippatori molto abili. Pullulano inoltre gli zingari, alcuni dei quali, bambini inclusi, sopravvivono grazie a furtarelli spesso messi in atto ai danni degli stranieri e dei turisti”.

I termini “nomade” e “zingaro” utilizzati nelle due edizioni della guida hanno assunto nel linguaggio comune un'accezione dispregiativa, e si riferiscono ai Rom o ai Sinti, popolazioni che storicamente sono state costrette ad un nomadismo forzato.
Sposando dunque un’accezione negativa, nelle guide National Geographic gli “zingari” “pullulano” e “sopravvivono” grazie a furti e i “nomadi” sono identificabili per come si vestono e per il fatto che hanno l'abitudine di frugare nelle tasche, coprendosi le mani per non farsi vedere. Queste guide invitano quindi il lettore a stare attento non in generale a chi potrebbe mettere le mani nelle sue tasche, ma proprio ai “nomadi”, facilmente identificabili, stando alla loro attenta descrizione. Il senso esplicito delle parole è dunque quello di mettere il lettore in guardia da un particolare gruppo di persone, i “nomadi” o “zingari” appunto, incitando in questo modo alla discriminazione per motivi razziali o etnici. Ricordiamo che sono considerate come discriminazioni “anche le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi di razza o di origine etnica, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo”.

Per questi motivi il Naga ha chiesto che le frasi in questione, e qualsiasi riferimento discriminatorio nei confronti dei cosiddetti “nomadi” o “zingari”, vengano eliminate dalle guide e che le edizioni già stampate e distribuite nelle librerie vengano corrette.



Leggi qui la lettera inviata a National Geographic

La commissione Ue: sgomberi forzati illegali e inefficaci

27/11/12

 

Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks ha condannato gli sgomberi forzati che hanno riguardato le comunità rom in Europa. Da Bruxelles sottolineano che nonostante gli impegni presi da parte degli Stati e il crescente dibattito sulla minoranza più discriminata d’Europa, i governi non abbiano intrapreso azioni concrete, se non un crescente ricorso alla pratica degli sgomberi forzati. Ricordando come molti di questi sgomberi siano illegali secondo il diritto internazionale, il commissario ha rimarcato l’inefficacia di queste azioni, sottolineando le conseguenze particolarmente nefaste che tali sgomberi hanno soprattutto sui bambini e sui loro percorsi scolastici.
Chiamando in causa le autorità italiane, Nils Muižnieks ha affermato come “gli sgomberi forzati sono continuati, nonostante l’impegno del Governo ad abbandonare la politica dell’”emergenza nomadi”. Solo nello scorso mese di settembre – scrive il Commissario rifacendosi al trasferimento forzato delle comunità rom dal “campo tollerato” di Tor de’ Cenci al nuovo “villaggio attrezzato” La Barbuta, quando 250 persone sono state sgomberate. Un’azione che ha portato “insediamenti segregati su base etnica”, secondo l’associazione 21 luglio che, si associa alle parole del commissario quando rileva “l’importanza del pieno godimento del diritto ad un alloggio adeguato come precondizione per il godimento di molti altri diritti umani, stabilendo chiaramente che ‘programmi e pratiche abitative che risultano in segregazione forzata si pongono in violazione del principio di non-discriminazione e non possono essere visti come soluzioni percorribili”.

Secondo l’associazione, “le azioni di sgombero pianificate dal Comune di Roma negli ultimi tre anni, oltre a rivelarsi costose, si sono dimostrate inefficaci e spesso disumane”. Secondo l’Associazione 21 luglio, anche il ricollocamento di comunità rom nel nuovo villaggio attrezzato La Barbuta si inserisce all’interno di una logica “fondata su un principio discriminatorio, che allontana le famiglie rom da reali progetti di inclusione e da un rapporto adeguato con il tessuto sociale della Capitale. Per tale ragione, l’Associazione 21 luglio ha rilanciato l’appello “Stop all’apartheid dei Rom” per chiedere ai nuovi amministratori locali e nazionali che usciranno dalle prossime elezioni la sostituzione delle politiche di sgombero con efficaci politiche di inclusione che porterebbero benefici non solo alle comunità rom ma all’intera cittadinanza. L’appello, che in poche settimane ha raccolto più di 1.000 firme, ha visto l’adesione dell’attore Moni Ovadia, dello scrittore Erri De Luca e dell’astrofisica Margherita Hack.

Piano nomadi a Roma e Milano



19.11.12

da Diritti, Altre voci, Noi e loro
Il blog di Luce Tommasi e Iman Sabbah​


Parleremo di emergenza rom e delle politiche attuate dai comuni di Roma e Milano. Due realtà messe a confronto. Ci chiederemo quanto è stato speso per sgomberare i campi rom, se sono state offerte delle valide alternative a queste persone e soprattutto con quali risultati. In studio con Josephine Alessio, Carlo Stasolla, presidente associazione 21 luglio e Cinzia Colombo, presidente associazione Naga.


A questo link puoi vedere il video della trasmissione

LADRI DI BAMBINI

Rom e sinti criminalizzati da "Il Giornale": l'esposto delle associazioni

16.11.12

Mantova, Roma, Milano, 15 novembre 2012 - Le Associazioni Articolo 3, 21 Luglio e Naga, che da anni si occupano di contrasto alla discriminazione e al razzismo, anche attraverso il monitoraggio della stampa, hanno inviato ieri un esposto con richiesta di verifiche al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti della regione Lombardia per segnalare alcuni articoli apparsi sulla testata giornalistica «Il Giornale».

Il 30 ottobre scorso, sullo spazio web e nell'edizione cartacea de «Il Giornale» sono stati pubblicati due articoli inerenti un fatto di cronaca nera nei quali, senza prova alcuna, viene riportata la presunta appartenenza etnica dell'aggressore, "rom", e si sostiene questi «avrebbe tentato» di rapire una bambina. L'associazione tra questa descrizione di supposti fatti e la leggenda che vorrebbe le persone rom rapitrici di bambini è immediata (frase originaria: L'associazione tra la supposta appartenenza e il supposto tentato rapimento con la leggenda che vorrebbe le persone rom rapitrici di bambini è immediata).

Entrambi gli articoli, anziché limitarsi alla cronaca di quanto è accaduto (versione originaria:dei fatti accaduti), insistono sulla presunta appartenenza etnica dell'aggressore, arrivando persino ad attribuire numerosi casi di rapimenti di bambine - alcuni anche noti all'opinione pubblica e dunque di facile impatto emotivo - ad una sorta di comportamento tipico di una minoranza, contribuendo ad aumentare il pregiudizio nei confronti delle persone rom e sinte. Questo stereotipo, infatti, si alimenta con la pericolosa generalizzazione che ha portato alla pratica dell'etnicizzazione del reato, anche quanto questo sia esclusivamente presunto.

Almeno altri dieci articoli riguardano le persone di etnia rom e sinta, e sono caratterizzati dalla deliberata associazione di un reato non al singolo colpevole, ma al gruppo di appartenenza (vero o presunto tale), dalla presenza di stereotipi e pregiudizi diffamatori, da accuse aleatorie e congetture discriminatorie perché fondate su base etnica.

«La diffusione di questi articoli - dichiarano le Associazioni - trasmette un'immagine criminosa di un intero gruppo di persone ed è lesiva della dignità delle persone sinte e rom. In questi articoli è stato dato ampio e acritico spazio a dichiarazioni violente, di carattere congetturale e generalizzante delle e degli intervistati, senza evidenziarle come pure e semplici supposizioni - prendendo le distanze da eventuali contenuti diffamanti -, e contribuendo in questo modo alla diffusione dell'allarme sociale basato su ipotesi, pregiudizi e, in taluni casi, sul risentimento delle vittime dei reati, veri o presunti».

Articolo 3, 21 Luglio e Naga hanno quindi chiesto al Consiglio regionale dell'Ordine dei Giornalisti lombardo di verificare eventuali illeciti deontologici e di fare in modo che gli articoli sottoposti all'attenzione dell'Ordine vengano esaminati anche alla luce della legislazione in materia di istigazione alla violenza, di antidiscriminazione e/o qualunque altra violazione che sarà ritenuta riscontrabile. Le Associazioni hanno anche chiesto di valutare l'omesso controllo a carico del direttore de il Giornale, giornalista professionista Alessandro Sallusti, rispetto alle titolazioni, alla pubblicazione anonima comparsa sul sito web della testata e alla pubblicazione cartacea degli articoli segnalati.

«Con viva preoccupazione - concludono le Associazioni - continuiamo a rilevare casi che ci paiono in contrasto con la deontologia che regolamenta la professione giornalistica e che, per la loro diffusione, divengono amplificatori di pregiudizi e stereotipi discriminatori e, in taluni casi, possono indurre all'odio e alla violenza. Contro questi comportamenti e contro queste forme di discriminazione continueremo a batterci».

INFO E CONTATTI:
Articolo 3: 338.5256898 - www.articolo3.org
Associazione 21 luglio: 329.7922222 - www.21luglio.org

Naga: naga@naga.it - 02.58102599 - 349.1603305 - www.naga.it

Comunicato ASGI - Ass, 21luglio -Nuova udienza sul caso "La Barbuta"


9.11.12
​Malgrado il governo Monti, attraverso la Strategia nazionale per l'inclusione di Rom, Sinti e Camminanti abbia espresso chiaramente la «necessità di superamento del modello dei campi per combattere l'isolamento e favorire percorsi di interrelazione sociale, pur nel rispetto delle consuetudini abitative dei rom e dei sinti» il Comune di Roma ha continuato la sua azione nel reiterare la creazione di spazi abitativi di grandi dimensioni, isolati dal rimanente spazio urbano e dedicati esclusivamente alle comunità rom attraverso la costruzione e l'assegnazione del «villaggio attrezzato» La Barbuta, destinato a ospitare 650 rom della capitale.
Per tale ragione l'Associazione 21 luglio e l'ASGI (Associazione Studi Giuridici Sull'Immigrazione) hanno promosso negli scorsi mesi un'azione legale contro il Comune di Roma.
All’interno del ricorso le due organizzazioni hanno cercato di dimostrare come il «villaggio attrezzato» La Barbuta debba considerarsi discriminatorio - e quindi illegittimo - già per il solo fatto di rappresentare una soluzione abitativa di grandi dimensioni rivolta a un gruppo etnico specifico e comunque priva dei caratteri tipici di un'azione positiva.
Deve infatti intendersi discriminatoria qualsiasi soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia, tanto più se pensata, come nel caso dell'insediamento sito in località La Barbuta, in modo da ostacolare l'effettiva convivenza con la popolazione locale, l'accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari e situato in uno spazio dove è posta a serio rischio la salute delle persone ospitate al suo interno».
L' 8 agosto 2012, pronunciandosi sull’istanza cautelare, il Tribunale di Roma ha ritenuto che le circostanze esposte dalle due organizzazioni «concorrano nel rendere verosimile il carattere discriminatorio delle attività di assegnazione degli alloggi presso il campo denominato Nuova Barbuta» in quanto la realizzazione del nuovo "campo nomadi" esclude di fatto le comunità rom e sinte della capitale «dalla possibilità di accesso a soluzioni abitative propriamente intese con l'effetto di determinarne, ovvero incentivarne, l'isolamento e la separazione dal restante contesto urbano e di comprometterne la pari dignità sociale». Il Tribunale di Roma, accogliendo la richiesta presentata dall'Associazione 21 luglio e dall'ASGI ha ordinato «la sospensione delle procedure di assegnazione degli alloggi all'interno del villaggio attrezzato Nuova Barbuta fino alla definizione del procedimento sommario di cognizione».
Il 13 settembre 2012 lo stesso Tribunale, in diversa composizione, accogliendo il reclamo del Comune di Roma, ha annullato la precedente sospensiva, consentendo così il trasferimento delle comunità rom forzatamente sgomberate nel nuovo insediamento.
Oggi, 9 novembre 2012, avrà luogo una nuova udienza sul caso con importanti novità. A supportare l'azione legale dell'Associazione 21 luglio e dell'ASGI si sono schierate ufficialmente Amnensty International e l'European Roma Rights Centre (Centro Europeo per i diritti dei Rom) che hanno depositato in giudizio un approfondito rapporto nel quale le due organizzazioni internazionali riconoscono il carattere discriminatorio del "campo" La Barbuta. Il rapporto dell'ERRC «illustra la consistente criticità insita nelle politiche di segregazione delle comunità Rom. Si riporta il deterioramento constatato e i danni subiti dai Rom attraverso la segregazione abitativa in sistemazioni quali La Barbuta». Amnesty International denuncia invece come «come il campo de La Barbuta non sia conforme ai criteri per un alloggio adeguato, come definiti dal diritto internazionale, e costituisca segregazione residenziale».
In attesa della decisione del giudice, l'Associazione 21 luglio e ASGI confidano in un esito positivo affinchè per la prima volta in Europa venga confermato il "carattere discriminatorio" di un "campo nomadi", luogo ormai riconosciuto, anche a livello internazionale, come spazio di segregazione e di discriminazione su base etnica.

bottom of page